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Pannello della Redenzione

Interno Chiesa San Giovanni Battista Riolo Terme (Ra). Nell’abside il pannello della Redenzione di 10m x 10m opera in ceramica del pittore riolese Sante Ghinassi

 

Agli inizi degli anni ’80 si presentò a Faenza, internazionalmente conosciuta capitale della ceramica, Helmut Leherb, pittore surrealista viennese, fondatore del movimento pittorico denominato Realismo Fantastico.

Gli era stato commissionato dall’Università di Vienna, Facoltà di Economia e Commercio, la realizzazione dei sei pannelli in ceramica di circa 50 mq ciascuno raffiguranti i “continenti”.  Dovendo riportare su ceramica le “opere “ nel suo stile surrealista con cui si era aggiudicato il concorso, Leherb pensò bene di trovare a Faenza pittori e ceramisti che lo supportassero in questa non facile impresa.  Alla ricerca di un pittore visitò  tutte le botteghe di ceramica faentine trovando purtroppo solo dei decoratori o al più dei pur bravi ceramisti che però non si addicevano alle sue esigenze.  Ormai rassegnato si accingeva a lasciare Faenza alla volta di qualche altra città vocata alla ceramica, quando qualcuno lo accompagnò a Riolo Terme a casa del pittore Sante Ghinassi.Autoritratto con presentazione del bozzetto della Redenzione ( sullo sfondo i genitori, il Prof. Varoli e la moglie che lo hanno aiutato spiritualmente) - 1990, Colori sotto vetrina su terraglia, 75 x 120 cm

Leherb rimase immediatamente folgorato dalla maestria pittorica dell’artista riolese ma non gli fu subito facile convincere Ghinassi a collaborare. Sante era in quel periodo fortemente debilitato sia fisicamente che psicologicamente. Era infatti reduce da un delicato intervento chirurgico che lo aveva visto in terapia intensiva per parecchi settimane e, come se ciò non bastasse, gli era morta da pochi mesi la sua amatissima e inseparabile moglie. Tuttavia l’insistenza di Leherb fu tale che Ghinassi accettò la proposta. Questo connubio è stato proficuo per entrambi gli artisti: Leherb vedeva riprodotti da Ghinassi i propri bozzetti affidandogli le parti più delicate e difficili riguardanti le figure umane, dall’altra Ghinassi aveva modo di cimentarsi, per la prima volta, con pannelli di grandi dimensioni prendendo confidenza con tecniche nuove sperimentate per l’occasione e recependo la logistica necessaria per portare a termine lavori eccezionalmente grandi.

Ghinassi lavorò ininterrottamente per Leherb circa un paio d’anni, recandosi quasi ogni giorno a Faenza ove era stato allestito un estemporaneo studio pittorico in un grande capannone artigianale.

Fu proprio in quel periodo che in Sante andava maturando il proposito di dipingere un pannello di dimensione anche maggiori di quelli che stava realizzando per il pittore viennese da donare alla Chiesa di Riolo in memoria della moglie Delelma.

Davanti al ponteggio per l'installazione del pannello della Redenzione si nota il Crocefisso dipinto da Sante Ghinassi a tempera su supporto ligneo, ora collocato nella Chiesa di Sassoleone (Imola).La Chiesa di Riolo Terme, consacrata nel 1960, era dotata per l’appunto di un abside di enormi dimensioni, leggermente concavo, che si presentava liscio e semplicemente intonacato a calce bianca. Abside che da sempre è parso all’artista fatto apposta per ospitare un maestoso pannello in ceramica da lui opportunamente dipinto.  Nei ritagli di tempo, Sante meditava sul tema che avrebbe voluto rappresentare : “la Redenzione”.  Il Parroco e il Consiglio Pastorale accetteranno di buon grado la proposta di Ghinassi impegnandosi a sostenerne le sole spese “vive” necessarie per la realizzazione.

Fin dai suoi primi bozzetti campeggia, al centro del pannello, un grande Crocefisso e tutto attorno circola la tematica cristologica, come ruotante in senso orario intorno al polo centrale di Colui che ci ha redento attraverso il supplizio della Croce. Le scene rappresentate sono: Natività, Battesimo, Chiamata di Pietro a capo della Chiesa, Resurrezione, Pentecoste, ciclo che, nella versione definitiva, si chiude con la Chiesa “itinerante”, ovvero la Chiesa, nel suo insieme, che continua ad evangelizzare, ad annunciare al mondo intero la “buona novella”. Si noterà infatti come il Santo Padre Giovanni Paolo II con il clero e tutti i battezzati, rappresentati qui da una famiglia, avanzano sui “sanpietrini” della piazza antistante la Basilica Vaticana su cui è appena abbozzata una carta geografica del mondo intero.

L'installazione del pannello della Redenzione è ormai completato.Alcuni dati tecnici: la dimensione del pannello è di 100 mq realizzato con 900 piastrelle quadrate ciascuna di 33,3 cm di lato. Ghinassi ha impiegato quattro anni a dipingerlo, dal 1984 al 1989, senza contare la fase preparatoria di studio e disegni durata all’incirca un anno e mezzo. Le piastrelle che formano il pannello, acquistate già “biscottate”, sono state via via maiolicate, sistemate una accanto all’altra su un piano inclinato che ne potesse contenere circa 10 mq alla volta. Sono state dipinte ed infine cotte a gran fuoco presso i capienti forni del laboratorio della Cooperativa Artigiani Ceramisti Faentini. L’inaugurazione del pannello è avvenuta il 12 dicembre 1993 durante una S. Messa concelebrata dal Vescovo di Imola e teletrasmessa in diretta su RAI 1.

Per la dimensione, la tecnica usata, e il numero di figure umane rappresentate è indubbiamente un’opera senza precedenti, da guinness dei primati.

Ghinassi tuttavia non può fare a meno di contestualizzare l’opera nella realtà in cui vive, nel suo paese natale, tra la sua gente e così immagina la grande Croce centrale ergersi sul paesaggio a lui tanto caro e famigliare, Riolo e la valle del Senio viste in direzione ove tramonta il sole.

Un paesaggio che a partire da sinistra evidenzia un rudere di casa diroccata, quel che resta dopo un bombardamento, in un paesaggio brullo, quasi spettrale. E’ evidente il ricordo dell’artista dei pesanti bombardamenti cui Riolo fu sottoposto nell’inverno tra il 1944 e 1945, rudere che quindi simboleggia la “miseria” umana. Nel procedere verso destra il paesaggio cambia e i colori diventano prima primaverili e poi estivi. Nell’estremità destra, sopra le mura, si staglia Riolo completamente inondato di sole e, in primo piano, là dove l’artista ha firmato l’opera dedicandola alla moglie, un campo di grano maturo. Ecco che Riolo viene dall’Artista elevato al rango di “Gerusalemme Celeste”, premio che spetta a coloro che hanno fede nel mistero della Redenzione.

La valle del Senio, particolare del pannello della Redenzione. A destra, illuminato dal sole, Riolo Terme, visto come la “Gerusalemme Celeste”.
La valle del Senio, particolare del pannello della Redenzione. A destra, illuminato dal sole, Riolo Terme, visto come la “Gerusalemme Celeste”.

Come molti maestri rinascimentali Ghinassi utilizza i suoi concittadini e naturalmente i suoi famigliari come modelli per rappresentare i personaggi dell’opera. Una scelta non facile ottenuta scrutando pazientemente i volti dei riolesi alla ricerca di quelli che più si adattavano all’idea che l’artista aveva dei personaggi da rappresentare. Una volta effettuata la scelta, convocava il modello nel suo studio, lo collocava nella posa da lui stabilita per quel ruolo ed iniziava a creare una serie di disegni, studi, bozzetti per lo più a matita ma anche in ceramica per vederne l’effetto definitivo. Risaputa la cosa non sono mancati quanti, fra i suoi concittadini,  fermavano Ghinassi per la strada chiedendogli di essere inseriti nell’opera, oppure, foto alla mano, di inserire qualche congiunto prematuramente scomparso. Non potevano mancare i suoi più stretti famigliari che l’artista colloca nelle scene della Natività e nella scena della Chiesa itinerante e precisamente i figli e la moglie nei ruoli di pastori,  la sorella suora nel ruolo di religiosa, i nipotini e ancora una volta la sua cara Delelma a fianco dell’artista stesso nel ruolo dei componenti una famiglia. Ghinassi dipinge se stesso nella scena finale quale ultimo personaggio  e si ritrae davanti al suo cavalletto da pittore nell’atto di dipingere il bozzetto del pannello stesso. Una sorta di “firma” dell’opera, un vezzo tanto caro ai maestri rinascimentali.

Inimmaginabile la mole di schizzi, bozzetti, disegni che hanno preceduto l’esecuzione in ceramica del pannello, disegni che, in un anno e mezzo, sono diventati via via sempre più grandi fino a cartoni in scala 1:1.

Il pittore Sante Ghinassi sovrintende l'installazione delle 900 piastrelle quadrate ( lato cm 33,3) che formano il pannello della RedenzioneIl pannello, si diceva, è composto da 900 piastrelle accostate l’una all’altra senza lasciare “fughe” ma non per questo invisibili all’occhio umano. Per ovviare a tale “limite tecnico” Ghinassi ha posto particolare attenzione a che i volti e le mani dei personaggi rappresentati non fossero “tagliati” dalla divisione delle piastrelle ma fossero dipinte al centro di ciascuna di esse. Un accorgimento non di poco conto se si considera il numero di figure umane rappresentate.

Il pannello è poi mirabilmente intriso di una miriade di particolari che, date le dimensioni dell’opera (10m x 10m) e la considerevole distanza d’osservazione, risultano pressoché difficili da cogliere ad occhio nudo. Tuttavia se l’osservatore fosse munito di un binocolo scorgerebbe minuti dettagli in ogni dove; a cominciare dal volto sofferente del Cristo sulla croce imperlinato non solo da gocce e rivoli di sangue ma anche di sudore, le conchiglie sull’arenile nella scena della Consegna delle Chiavi, i cespugli e gli umili fiori di campo nella scena della Natività e ancora le ceste di viveri donati al Bambinello che, prese singolarmente, sono delle vere e proprie “nature morte”, la finezza dei paramenti sacri indossati da Sua Eccellenza Padre Pellegrino Ronchi (riolese) e Sua Eminenza Mons. Aurelio Sabbatani (riolese d’adozione) nella scena della Chiesa itinerante e ancora il ricco panneggio delle figure rappresentate nella Pentecoste e tanto altro …..

Non vi è dubbio che colui che entra per la prima volta nella Chiesa San Giovanni Battista di Riolo Terme rimanga sbigottito ed attonito per la vastità,  la magnificenza e il senso di pace e religiosità che l’opera di Ghinassi sprigiona.

L’Artista è riuscito pienamente nel suo intento e siamo di fronte, come scrive Mons. Antonio Savioli: “ ..ad un immenso pannello dove brulica un’umanità come trasumanata sotto la Croce del Redentore”

 

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